[DIS]LOCATI

VIVERE E SOPRAVVIVERE ALL’OMBRA DELL’ARGINE

[DIS]LOCATI

VIVERE E SOPRAVVIVERE ALL’OMBRA DELL’ARGINE

AUTORI

Elisa Bianchi Testoni

Marco Brioni

Umberto Righi

Nelle sue esplorazioni lungo l’asse del Po, Gianni Celati ci racconta di “un’esplorazione laboriosa degli argini del Po, con incontri che possono sembrare inverosimili”.  A quarant’anni da quelle parole abbiamo ripercorso l’argine della provincia padana in cerca di nuovi incontri. Le nostre osservazioni, ordinarie, lente, ci hanno spinto verso scoperte visive che diventano documento e testimonianza di un processo iniziato ben prima che Celati percorresse queste terre, “Verso la foce”.

Come testimoni silenziosi non abbiamo potuto far altro che registrare questo ennesimo lembo di Italia svuotata, il margine dimenticato di quella che Eugenio Turri definì, solo quindici anni dopo Celati, la Megalopoli Padana.

In his explorations along the Po river, Gianni Celati tells us about “a laborious exploration of the banks of the River, with encounters that may seem unlikely”. Forty years after those words we have retraced the banks of the Po valley in search of new encounters. Our observations, ordinary, slow, pushed us towards visual discoveries that become a document and testimony of a process that began well before Celati traveled these lands.

As silent witnesses, we could only record this umpteenth strip of emptied Italy, the forgotten margin of what Eugenio Turri defined, only fifteen years after Celati, “Megalopoli Padana”.

Ogni osservazione ha bisogno di liberarsi dai codici familiari che porta con sé, ha bisogno di andare alla deriva in mezzo a tutto ciò che non capisce, per poter arrivare ad una foce, dove dovrà sentirsi smarrita. Come una tendenza naturale che ci assorbe, ogni osservazione intensa del mondo esterno forse ci porta più vicino alla nostra morte; ci porta ad essere meno separati da noi stessi.

Gianni Celati,  Verso la foce

L’AREA DI INDAGINE

TESTO DESCRITTIVO DELL’AREA DOCUMENTATA

“Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un’altra ottica, un’altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica”

Italo Calvio, Leggerezza

IL LIBRO

Il libro è composto da tre quaderni, ispirati ai quaderni di studio della scuola di Guido Guidi. I tre quaderni sono raccolti in una cartella d’archivio.

Il primo quaderno è quello che potremmo definire “del Parco Archeologico” ed inizia con una citazione di Marc Augé tratta da “Rovine e macerie. Il senso del tempo” che è un po’ il testo guida per la realizzazione del lavoro editoriale. Attraverso le foto del primo quaderno veniamo catapultati in avanti di mille anni (il 3016 appunto) come novelli archeologi del futuro che si imbattono in una “Nuova Pompei”.

La citazione iniziale è la chiave per comprendere che il vero tema del libro è in realtà LO SCORRERE DEL TEMPO. Utilizzando le fotografie di un terremoto abbiamo realizzato un viaggio che ci ha portato all’interno stesso dell’ordine del tempo. Un naturale scorrere che fenomeni devastanti come il terremoto alterano nelle proprie leggi costitutive, e in pochi secondi trasformano in macerie ciò che in mille anni sarebbe divenuto rovina: il tempo ha accelerato.

Questo concetto si ribalta nel terzo quaderno, quello che abbiamo definito “della Natura”. Sono passati 5 anni da quelle tremende scosse di agosto e ottobre 2016, ma nulla si è mosso, tutto è rimasto fermo, immobile. Il tempo ha rallentato. Le uniche che sembrano non essersene accorte sono le piante, che hanno continuato a crescere prendendo possesso addirittura dell’interno delle case. Case che ci appaiono spaccate, come in una sezione di un disegno tecnico, evidenziando la brutalità di evento che ha reso nudi tutti coloro che vivevano in questi luoghi, scoprendo alla luce del sole i luoghi più intimi delle loro vite.

Al centro del libro, c’è il secondo quaderno, il vero e proprio fulcro di tutta l’opera. Attraverso un testo donatoci da Paola Fiorini veniamo catapultati all’interno della Chiesa della Madonna della Pace di Piedilama. La Chiesa, e più in generale il Tempio, è un edificio costruito secondo leggi non solo scientifiche ma anche spirituali. Il cubo Platonico a sei facce, simbolo della terra (e quindi del terremoto), si apre a formare una pianta a croce latina al cui centro, nell’intersezione tra navata e transetto, avviene l’incontro spirituale con Dio: il tempo si ferma

SERGIO

Sergio fa l’apicoltore e la guida nel Parco dei Sibillini.

La sua famiglia ha vissuto il terremoto di Colfiorito nel ’97, in cui lui ha perso i nonni.

Nel 2016 la sua casa ha retto l’urto del terremoto, che però ha distrutto le arnie che gli davano da vivere. E nelle storture tipiche di questi momenti non è stato risarcito, perché le arnie non sono considerate bene lavorativo primario.

MICHELA

Michela si divide tra il lavoro di portalettere e il suo agriturismo.

Il giorno dopo il terremoto ha telefonato al geometra che nella ristrutturazione dell’agriturismo “aveva un po’ esagerato con i ferri”. Gli ha detto grazie.

Spesso scende al torrente che c’è subito sotto all’agriturismo, un posto magico dove ritrova se stessa ed entra in contatto con la natura che la circonda.

ALESSANDRO

Alessandro passava le estati a Grisciano di Accumoli fin da piccolo. La madre aveva mantenuto la vecchia casa di famiglia e non voleva spostarsi nella nuova, più sicura. “Veniamo qui un mese all’anno, cosa vuoi che succeda. Voglio stare a casa mia”.

Il 24 Agosto alle 3.36 la terra trema. Alessandro si sveglia, la sua casa ha retto all’urto, e si precipita verso la casa di sua madre.

Non c’è più nulla.

GIULIANO

Quello immediatamente e facilmente riscontrabile dall’osservazione di un territorio colpito da un terremoto è lo sfregio materiale.

Quello non direttamente visibile, ma più profondo, è invece lo sfregio nell’animo delle persone violate e colpite nell’intimità della propria casa, dei propri affetti, sogni e speranze.

L’incontro con le persone di quel territorio me lo hanno mostrato e «Ju» è una di queste.